22.03.2012
Occupazione a TorinoVuota da oltre dieci anni, la palazzina di corso Novara era stata sequestrata ad una famiglia accusata di essere in odore di Mafia e poi assegnata al Ministero degli Interni, che l’ha poi abbandonata al suo destino. Scampata al pericolo mortale di diventare un tetro mini-commissariato, la palazzina ora è una casa viva ed allegra ed ospiterà uomini, donne e bambini che in comune hanno almeno una cosa: la determinazione a resistere, e a lottare.
segue il testo del volantino distribuito al vicinato:
Ogni giorno, qui a Torino, decine di individui e famiglie sono sfrattati e cacciati fuori da case spesso cadenti e invivibili perchè non possono più pagare gli affitti altissimi, hanno perso il lavoro o sono stati fregati dal padrone di turno. Ai palazzinari, all’ufficiale giudiziario e al comune non potrebbe importare di meno. Siamo alcuni tra i molti colpiti da questo problema, e abbiamo capito che per risolverlo possiamo soltanto organizzarci tra di noi, costruendo legami di solidarietà e cercando insieme le soluzioni senza aspettarci concessioni da nessuno. Abbiamo resistito quando volevano sfrattarci, chiamando in aiuto amici, parenti e solidali, abbiamo ottenuto rinvii continui solo perchè ci siamo imposti con determinazione. Nel fare questo è venuto naturale incontrare altri che erano sotto sfratto e persone solidali, dentro e fuori da questo quartiere, per aiutarci reciprocamente: sostenendoci e trovando un’intesa siamo riusciti a tenerci la casa per un po’. Ora abbiamo deciso di occupare, di prenderci uno spazio lasciato all’abbandono da anni. Non abbiamo atteso risposte da nessuno perchè siamo noi, i diretti interessati, a dover decidere ed agire…il sostegno che più ci preme è quello dei vicini, di chi vive queste strade ed affronta i nostri stessi problemi. La casa ha bisogno di supporto perciò siamo qui a presentarci e spiegarvi le nostre ragioni.
28.02.2012
Cile - La resistenza di Aysén contro il governo e i suoi carabinerosGuerriglia urbana ad Aysén, nella regione di Coyhaique nella Patagonia Cilena. Le proteste, iniziate da circa un mese, si concentrano contro i piani del governo centrale per la regione, dove il costo del carburante e delle merci di prima necessità è superiore al resto del paese.
L'area di Aysén è stata inoltre scelta da Santiago per la costruzione di HydroAysén, una rete di devastanti infrastrutture idroelettriche con dighe artificiali a cui la popolazione si oppone fermamente.
Con un apice nella giornata di mercoledì, sotto la pressione di una progressiva militarizzazione del territorio, le mobilitazioni di piazza sono sboccate in scontri con barricate, incendi e sassaiole, contro idranti, lacrimogeni e proiettili di metallo rivestiti di gomma, sparati direttamente contro i manifestanti.
Diversi i feriti e una ventina gli arrestati tra i manifestanti, un numero imprecisato di feriti e diversi mezzi distrutti tra le file delle truppe di occupazione dei carabineros.